"Dai tormentoni ai polveroni" di Giuseppe LISSANDRELLO

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"Dai tormentoni ai polveroni" di Giuseppe LISSANDRELLO

Golfo di Noto
Pubblicato da Giuseppe LISSANDRELLO in Suggestioni e riflessioni · 5 Settembre 2021
Finalmente la Sicilia ritorna ai Siciliani che per tutelarsi da ultime incursioni straniere si tingono la faccia di giallo minacciando un arancione come i tramonti meravigliosi che hanno colorato le membra ed i cuori di chi nella nostra terra ha trovato rifugio vacanziero. Dopo un agosto rovente fatto di incendi e polveroni settembre si presenta con la sua mitezza per far che sia più dolce arrotolare i telimare  senza le urla frenetiche delle “selvagge” che in nome di un dio ordine differenziato  (minore per noi siciliani figli di Dioniso,Pan, Bacco insoma del caos e del bordello) hanno alzato polveroni.
In una terra dove conviviamo tutto l’anno con la mafia, la corruzione, il disagio, le fabbriche inquinanti con la paura della trivellazione del val di Noto insomma nella mancanza di quasi tutto per una cosa che possiamo accumulare cioè i rifiuti ci hanno fatto un casino. Noi i rifiuti li smaltiamo e li ricicliamo solo che ce li teniamo qualche giorno in più per affetto insomma un rispetto per l’uso che ne abbiamo fatto mica ce ne possiamo sbarazzare così senza neanche un saluto … Noi non siamo freddi e cinici come quelli di altre latitudini. Noi diamo il tempo dell’elaborazione del distacco proprio per non sentirne in futuro la mancanza. Quindi capita che dopo qualche giorno usciamo e troviamo ancora il frigorifero lì dove ci hanno detto di posizionarlo ma che ancora non è stato ritirato che ci ha servito per anni, compagno muto di libagioni notturne, e ne siamo contenti proviamo ancora qualche brivido per qualche nostro ricordo intimo. Insomma un modo per soffrire di meno. Ma quelle “selvagge” tutto questo non lo sanno. Pensano sia incuria.



Poi la bellezza della nostra Isola è proprio conservare il turismo rurale. I veri viaggiatori quelli che frequentano Oxford o Harvard non le orde di predoni vacanzieri ricercano questi luoghi dove l’acqua la tiri dal pozzo, dove il giaciglio è di paglia e la luce è di candela con la stoppa. In Sicilia si ricerca l’antico, il naturale, la sensualità di una terra al centro del mondo.  Per ritrovare una dimensione intima e mistica senza andare per forza in India. Per i predoni mordi e fuggi caciaroni  che vadano in altri luoghi. Noi abbiamo la luna gigante africana, viviamo latitudini più basse. Le sabbie del deserto trasportate dal ghibli si posano sui nostri pomodori secchi. Così come la cenere dell’Etna “mascarìa” i nostri agrumi.  Questo dobbiamo offrire altrimenti c’è Dubai noi non costruiamo cattedrali nel deserto. Purtroppo nella gestione del contemporaneo abbiamo ancora delle difficoltà.



Non ci siamo ancora tolti il fardello di servi della gleba e quindi non crediamo che il bene comune sia di tutti siamo convinti che abbiamo ancora dei padroni dai quali ci dobbiamo difendere e fottere. Forse qualcuno è così desideroso di rimanere servo che se lo crea un padrone pur di avere il piacere infantile di sottrargli le briciole. Infatti i terreni ereditati dal sudore dei padri e dai nonni piuttosto che continuare a lavorarli li svende, secondo lui facendo un buon affare, agli stranieri, e così da padrone ritorna a fare il massaro, il gabelloto, pensando di essere furbo,in realtà  non ha mai acquisito la mentalità di uomo libero. Certo questo individuo pensa invece che sia diventato come i nobili perché adesso ha qualche denaro da spendere. Si illude perché frequenta qualche salotto bene o va al Billionare in Costa Smeralda. Come i nobili, padroni dei suoi avi, per la dialettica hegeliana  è destinato a scomparire. Onore a quelli che  hanno continuato e continuano a lavorare la terra migliorando i sacrifici delle generazioni passate.  D’altronde la svendita è un vizio tutto italiano già Totò negli anno Sessanta denunciava questo peccato infame nel famoso film Totò truffa dove con Nino Taranto cercavano di vendere il Colosseo e la fontana di Trevi.



Mi auguro che la Val di Noto non venga svenduta come già facemmo con le coste nord siracusane. In finis i tormentoni musicali sono stati presenti. Fra i mille problemi di Orietta Berti e il pistolero di Elettra Lamborghini noi preferiamo Toy Boy di Colapesce –Di Martino non solo per campanilismo (Lorenzo Colapesce lo conosco da quando era un “coccio di mucco”) ma perché il pezzo è molto raffinato e nostalgico per quelli della mia generazione che non potranno esserlo più dei Toy boy per fortuna aggiungerei. Sicuramente la collaborazione con Ornella Vanoni così come quella di  Orietta Berti con Achille Lauro ed il “Netino” Fedez nemico della Selvaggia è un esempio virtuoso di quello che si predica da molto tempo che gli anziani ed i giovani insieme se c’è sostanza possono funzionare. Già l’avevano fatto i Boomdabash con la Bertè e Rovazzi con Morandi. Ci auguriamo che questo succeda in altri ambiti soprattutto politici dove il timone passa ai più giovani con la consulenza degli anziani. Recuperiamo i nonni ma diamo spazio ai nipoti.

Ultimo tormentone che vede protagonisti con dedica  del sindaco di Noto alla selvaggia è il pezzo di Sferaebbasta e Blanco “Tu mi fai impazzire” .

Gli incendi sono stati una ferita sanguinante per tutta l’estate, sicuramente dolosi, per interessi o per psicopatologie il danno resta. Il fuoco purifica e molti hanno pensato bene di purificare…
Sono stato sui Nebrodi uno spettacolo triste davvero tanto doloroso.  Ma come ho scritto sopra se pensiamo di essere servi di qualcuno allora chi se ne fotte del tutto. Essere liberi non significa solo non vaccinarsi ma significa rispettare  sempre le regole che non sono imposizioni (questo è sempre il pensiero di un servo!) ma strumenti per vivere meglio. Quando capita faccio ai miei pazienti questo esempio paradossale: un folle americano che sta andando a commettere una strage o un serial killer  in cerca della sua ennesima vittima, al semaforo se c’è il rosso si ferma. Mi auguro che la libertà sia un’attitudine e non solo un desiderio. Buon Autunno.



Giuseppe LISSANDRELLO


Giuseppe Lissandrello siciliano classe 72 dopo la maturità classica conseguita al liceo classico T. Gargallo di Siracusa si trasferisce a Roma per intraprendere gli studi in psicologia clinica e di comunità all’università “La Sapienza”in quegli anni universitari Lissandrello continua la sua passione per il teatro e per la letteratura, iniziata al liceo, frequentando salotti poetici , teatri off come la sala teatro della casa dello studente di via De Lollis.,centri sociali , circoli universitari,collettivi studenteschi. Nel1996 viene eletto presidente nazionale dei giovani poeti in seno al “Centro ricerche di poesia e storia delle poetiche” dell’illustre e controverso letterato Gaetano Salveti. Partecipa a convegni e organizza eventi culturali “originali” come le serate di reading  alla discoteca Rendez-vous di Piazza del Popolo denominate  “ Poesia progressive” . Promuove la poesia dialettale italiana e la poesia americana della beat generation si esibisce nei pub di San Lorenzo assieme all’attore guitto calabrese Amedeo Fusco .
Appassionato di letteratura erotica in quegli anni comincia a scrivere piccoli monologhi, poesie e raccontini molto apprezzati per la passione  erotica che esprimono. Frequenta ambienti culturali milanesi introdotto dall’amico di sempre Silvio Aparo( con il quale dopo un decennio s’imbatte in un’avventura editoriale fondando la casa editrice indipendente più a Sud d’Italia la “Melino Nerella edizioni”. Sempre a Roma entra in contatto con personaggi del cinema e partecipa a delle trasmissioni in tv locali romane come esperto di letteratura erotica. Fa conoscere al pubblico romano le poesie del poeta catanese Domenico Tempio. Dopo un anno da bersagliere nel 99 si laurea in Psicologia clinica e di comunità.
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