...TI AMO, PUNTO... di Salvo DI PIETRO

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...TI AMO, PUNTO... di Salvo DI PIETRO

Golfo di Noto
Pubblicato da Salvo DI PIETRO in Viaggi da fermo ecceteraeccetera · 5 Giugno 2020
Mamma:
Savvatureddu,u sai ti vogghiu beni ciossai ra vita mia...
…ta ciccari na ragazza che ti voli beni e ta spusari.
Savvatureddu:
Mamma allora stasira nesciu.
Mamma:
E io arrestu sula?
Savvatureddu:
No mamma, nun nesciu, nun ti preoccupari.
da “I racconti di lucida follia
di mia mamma”
 
“...è solo un modo
per dirti
ti amo.”
 
a mia madre


Un qualsiasi tavolino di un qualsiasi pub di una qualsiasi città siciliana in una qualsiasi notte di luglio.
Lei di fronte a lui o come preferite lui di fronte a lei. Nel mezzo due bicchieri, mezzo vuoto il suo di lui, mezzo pieno il suo di lei. Il vino è un rosso. “Suspiru” il nome del vino.
Lei: Giulia come tutti la chiamano.
Lui: Punto come lei lo chiama.
Giulia è bella!
Punto è uno come ce ne sono tanti. Punto sono io. Poi capirete.
Giulia mi guarda con occhi curiosi.
Più che guardare, osservare, lei scruta.
Come fa spesso, come adesso.
Sento la forza di quegli occhi e pensarci mi distrae, divento vulnerabile, disarmato e così lei di colpo mi assale con le sue improvvise domande. Sono preda dei suoi occhi. Un cacciatore che diventa preda. Giulia è imbattibile, almeno per me. Inizia così il nostro gioco. Io racconto, lei ascolta.
Ecco, Bum! Già sento che arriva. Arriva la domanda che mi condurrà all’ennesima sconfitta dell’ennesima battaglia.
Punta gli occhi dal bordo del bicchiere, sorseggia il vino, appoggia il bicchiere sul tavolino, accenna il suo sorriso malizioso, sposta una ciocca dietro l’orecchio sinistro, mi fissa con quegli occhi dolci che mi denudano e colpisce!
- Stasera non ho voglia di ridere. Raccontami una storia che mi commuova. -
Colpito! Lo sapevo, in questo momento vorrei sparire. Schiacciare un bottone e sparire.
Ce l’ho! Ce l’ho una storia triste e bella. Proprio una bella e triste storia.
- Ok, ma se riesco a farti piangere ci sposiamo? - Forse sono troppo sicuro, ma sì, al limite sarà solo un’altra battaglia persa.
- Vedremo, ma penso sarà difficile. - Risponde la presuntuosa.
- Vedremo se piangi o vedremo se ci sposiamo? - Con lei non si può mai sapere.
- Vedremo! - Risposta secca, asciutta. Non sbaglia un colpo. Un killer!
Quanto la amo.
Giulia ti amoooooo!
Vorrei gridarlo al mondo intero ma mi implode dentro e poi lei mi smonterebbe in due secondi ed io cercherei come sempre il bottone per sparire.
- Dai, Punto, inizia, sono curiosa. Niente trucchi o giri di parole o scene da film già visto o canzoni già sentite. Una bella triste storia. Una delle tue.
Punto, è così che mi chiama. Punto perché il punto inizia e finisce le storie. Le mie storie.


foto di Ettore SPICUGLIA

Maggio 2010. 21 maggio.
Una donna anziana vestita di nero è seduta su una poltrona di uno studio medico. Il medico in questione, Dott. Fabi, Nicolò Fabi, omonimo del cantante. Neuropsicologo.
- Signora, mi dica, mi racconti un pò di lei. -
La signora vestita di nero dice che è triste e si sente sola. Ha vissuto fino al giorno in cui il marito è rimasto vivo e dopo... e dopo? Dopo si è lasciata vivere.
- Nun agghiu mancu a forza ri susirimi a matina. - La vita ha schiacciato la sua di vita.
- Sugnu comu na cannila che pianu pianu si sta astutannu. Io vorrei reagire ma resto seduta sul divano tutta la giornata. Guardo l’orologio e aspetto che la lancetta piccola arrivi all’1 e la grande al 12. Poi arriva mio figlio che esce dal lavoro e porta da mangiare. Tutti i giorni è sempre così. La mattina aspetto che si faccia l’una e la sera che si facciano le otto. Seduta sul divano “aspittannu o picciriddu”. Lo so che oltre a farmi del male io, lo faccio pure a lui e questo dovrebbe farmi reagire, ma non ci riesco. E vedo mio figlio ogni giorno più triste e stanco di questa situazione.
Quando ero giovane ero così forte.
Durante la guerra facevo chilometri a piedi. Sulle spalle sacchi pieni delle reti dei pescatori. Andavamo alla tonnara a prenderli. Le portavamo in paese e le riparavamo. Due volte e anche tre volte al giorno. Tutti i giorni.
Avevo 13 anni. In quei giorni ho conosciuto Corrado, lui ne aveva 16. È diventato mio marito. Lavorava con i pescatori. Uscivano di notte con le barche e la mattina quando rientravano, smagliavano il pesce nei grandi magazzini di mare vecchio.


tonnara di Avola - foto di Ettore SPICUGLIA

- Scusi signora. - La blocca il dottor Fabi. - Si ricorda il giorno che ha conosciuto suo marito? -
- Certo! Eravamo a mare vecchio, nei magazzini dei pescatori. Aspettavamo che loro finissero di smagliare il pesce dalle reti. Corrado era lì, il più piccolo tra i grandi. I suoi occhi grigi mi colpirono fin dal primo istante. -
- Noto con piacere che lei ricorda tutto come se fosse ieri. - Commenta il dottore.
Ho solo quelli e nessuno me li può togliere o rubare. Sono la mia vita, i miei ricordi. Quelli non si dimenticano mai e più sono lontani più sono nitidi. I ricordi sono la nostra vita. Come posso dimenticare quando ho conosciuto mio marito? Lei è sposato? -
Sì! Ho pure una figlia. Una bambina di 5 anni. - Risponde il dottore incuriosito dalla piega che sta prendendo la seduta.
- Dottore lei ricorda come ha conosciuto sua moglie? - Incalza la signora in nero.
- Certo! - Risposta secca del dottore più incuriosito che mai.
- È innamorato di sua moglie? - Bum! Ribatte la signora.
- Penso di sì, almeno credo. - Sorpreso il dottore dalla franchezza della donna.
- Se sarà amore quel ricordo se lo porterà con sé tutta la vita, ne può star certo. Magari non ricorderà cosa ha fatto ieri o l’altro ieri, confonderà le date o i giorni in cui ha fatto questa o quella cosa, ma non dimenticherà mai il giorno in cui ha conosciuto l’amore. -
- Sì, forse ha ragione lei. - Con voce carezzevole il dottor Fabi replica.
Sembrava quasi che le parti si fossero invertite. Il medico diventa paziente, il paziente medico. La signora vestita di nero stava dando una lezione di amore a quell’uomo che aveva di fronte. Lei aveva conosciuto l’amore, le avrebbero dovuto dare una laurea honoris causa su Amore. Chi meglio di lei? Era dunque l’amore la causa del suo male? Attimi di silenzio.
Il dott. Fabi si ritrova trasportato nel mondo dei ricordi. Una carezza alla figlia; un bacio alla moglie; la vacanza a Marrakech.
Il medico spegne i ricordi e procede con la seduta. La signora adesso sembra serena. L’ansia che aveva quando era entrata nello studio sembra lontana, un flebile ricordo. Ricordando il passato si è rasserenata.
Il dottor Fabi ritorna nel suo modo professionale a fare una domanda alla paziente.
- Signora che giorno è oggi? - Una domanda ovvia comporta una risposta altrettanto ovvia.
- Non saprei dottore, per me i giorni sono tutti uguali. - Risponde quasi scusandosi la donna.
- Capisco. Si ricorda in che anno siamo? -  Domanda consequenziale.
- Credo il 1999. -
-No signora, siamo nel 2010. - Il dottor Fabi risponde con un filo di voce.
1999!
La sua vita si è fermata nello stesso anno in cui è morto il marito. Lei è scesa dalla vita lo stesso giorno che quella di Corrado si è fermata. L’amore è incurabile ed è curabile solo con l’amore.
Una donna che ha vissuto 50 anni della propria vita con accanto l’uomo che ha amato per un’intera vita, dove trova le motivazioni, gli stimoli per continuare?
L’amore è questo. Questo è amore, non quello che tutti noi crediamo di vivere o di aver vissuto o speriamo di vivere.
Morire d’amore vivendo amando intensamente.
-Spenta! “Comu na cannila”. - La signora ripete al medico.
Amare con una tale forza, così prepotentemente da perdere coscienza del tempo. Annegare e perdersi dentro ad un oblio.
La medicina dell’amore è l’amore...
punto!

Giulia rimane in un silenzio rumoroso.
Punto visibilmente commosso, quasi in lacrime.
Giulia ha gli occhi rossi ma tiene bene. Non vuole perdere la scommessa. Forse dentro di lei sta maturando la consapevolezza che non riuscirà mai a provare l’amore che la signora vestita di nero del racconto ha avuto la fortuna di provare, di vivere.
- Punto, perché piangi? Non dovevo essere io quella che doveva piangere? - Subito pronta Giulia risponde. La tenace e dura Giulia.
-La signora vestita di nero, la signora del racconto io l’ho conosciuta... è mia madre! -
La tenace, la dura, la fredda Giulia si scioglie in un pianto. Non smette più. É sconfitta, spiazzata da una storia. Da quella bella triste storia. Da quella triste e bella storia d’amore.
- Punto, sposami! Voglio anche io vivere e amare e morire d’amore, dello stesso amore che tua madre ha vissuto con tuo padre...non sono stata mai così sicura.
Ti amo Punto! –





Salvo DI PIETRO


"Salvo vive su un cirrocumulo itinerante.
Ogni mattina si sdraia a faccia in giù e pesca con il retino.
Osserva le persone e acciuffa i loro pensieri che fuggono librandosi via nel cielo.
Poi fa piovere poesia."

Wilma Riccobello




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